Ipoacusia da rumore sul luogo di lavoro

20 Ott Ipoacusia da rumore sul lavoro

L’ipoacusia professionale o ipoacusia da rumore sul lavoro si verifica quando il calo uditivo è causato dall’esposizione prolungata a rumori dannosi sul posto di lavoro.

L’ambiente in cui ci viviamo ogni giorno è di per sé molto rumoroso (basti pensare al traffico cittadino o al rumore dei treni). Tuttavia ci sono luoghi di lavoro in cui le orecchie sono più esposte a suoni che superano la soglia del rumore stabilita dall’OMS. Ciò può comportare danni permanenti all’apparato uditivo e di conseguenza ipoacusia da rumore o ipoacusia professionale.

La soglia del rumore

La soglia del rumore è fissata a 80 dB. Non si considera dannosa l’esposizione, anche prolungata, a suoni inferiori a 80 dB. Se tuttavia si supera tale soglia anche di pochi decibel, il rischio per l’udito può raddoppiare o addirittura triplicare. Questo perché i decibel sono un’unità di misura logaritmica e l’incremento di una sola unità comporta un aumento del livello di rumore nell’ordine del 25%. Un suono da 83dB è il doppio più intenso (e quindi dannoso) rispetto ad uno da 80dB.

Inoltre, l’esposizione a rumori intorno a questa soglia non provoca danni immediati, come ad esempio avviene nel caso di un’esplosione, ma si sviluppa nel corso del tempo, danneggiando lentamente ma irrimediabilmente l’udito.

L’ipoacusia professionale o ipoacusia da rumore sul luogo di lavoro è infatti una delle malattie professionali più diffuse. Tuttavia viene segnalata soprattutto in età avanzata, quasi sul finire di carriera, dopo che l’udito è stato sottoposto per anni a rumori dannosi.

Come proteggere l’udito sul luogo di lavoro

Lo Stato prevede una normativa molto dettagliata per la sicurezza dei lavoratori. E ciò include una serie di pratiche da adottare per prevenire danni uditivi e il sopraggiungere dell’ipoacusia professionale.

La più grande barriera di protezione per l’udito sono gli otoprotettori, dispositivi che attutiscono e in altri casi bloccano completamente il suono. Gli otoprotettori sono DPI (dispositivi di protezione individuale) obbligatori in tutti i contesti in cui si lavora con macchinari rumorosi come i cantieri, le officine meccaniche o le industrie. Sono forniti dal datore di lavoro ed è obbligo del dipendente indossarli.

Il secondo passaggio per garantire un ambiente lavorativo sicuro dal punto di vista del rumore è utilizzare le apparecchiature più silenziose disponibili sul mercato, di effettuare una manutenzione regolare della strumentazione, di installare infrastrutture isolanti che riducano la propagazione del suono, soprattutto in ambienti molto piccoli, o dissipatori di suono.

Riconoscimento dell’ipoacusia da rumore come malattia professionale

La richiesta per il riconoscimento dell’ipoacusia da rumore come malattia professionale viene gestita dall’INAIL. Quindi, è a tale ente che bisogna inviare tutta la documentazione, in particolare il risultato di una visita specialistica che attesti l’ipoacusia. Sarà poi compito dell’INAIL raccogliere tutte le informazioni utili ad accertare che l’ipoacusia sia stata causata da un’esposizione prolungata al rumore sul luogo di lavoro, acquisendo i documenti di valutazione dei rischi aziendale e i dati e le mansioni del lavoratore. Inoltre, i medici dell’INAIL provvedono ad una seconda visita di controllo.

In caso di esito positivo, ossia una volta accertata la malattia professionale, il lavoratore può richiedere le relative esenzioni, rimborsi o agevolazione. Tra le agevolazioni più importanti, si può richiedere il contributo ASL e INAIL per gli apparecchi acustici.

Le categorie professionali a rischio calo uditivo

Questi provvedimenti, tuttavia, riguardano solo quei lavori che sono riconosciuti come potenzialmente dannosi per l’udito. Nella realtà però ci sono molte altre categorie lavorative che non sono tutelate a dovere, proprio perché non ci si sofferma a pensare quanto siano davvero esposti a rumori molesti nella pratica quotidiana. Un esempio è l’ambiente dei call center, che è fortemente dannoso per l’udito, soprattutto se ci si lavora con orario full time. Non solo le orecchie vengono esposte ad un chiacchiericcio continuo (anche a voce abbastanza elevata) per 8 ore al giorno, ma l’utilizzo continuo delle cuffie, senza pause, è altrettanto dannoso. Eppure, i lavoratori dei call center non sono tutelati come quelli che lavorano in fabbrica.

Altri esempi di lavori non tradizionalmente riconosciuti come dannosi per l’udito sono quelli di camerieri, ristoratori o commessi dei centri commerciali, le cui orecchie sono costantemente bombardate da musica a tutto volume.

Considerando che, come detto in precedenza, l’ipoacusia da rumore è una delle malattie professionali più diffuse, auspichiamo una maggiore garanzia per tutte le categorie lavorative. Ma soprattutto, ci auguriamo una maggiore attenzione alla prevenzione uditiva, sia da parte dello Stato che delle aziende, ma anche da parte degli stessi lavoratori.

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